Partecipa al test di Amanuense
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Sono passate tre settimane dall’inizio delle prove di Amanuense, lo strumento che stiamo sviluppando con il Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino.
Amanuense non nasce necessariamente per “fare di più”, ma per rendere più semplice e profondo ciò che già esiste nella pratica clinica.
È un trascrittore che:
genera una trascrizione accurata e ordinata,
anonimizza automaticamente i dati sensibili (cosa che lo rende conforme al GDPR),
permette di ripercorrere le sedute con facilità,
senza analisi automatiche, interpretazioni o risultati preconfezionati.
La parte tecnica è importante, certo. Ma il vero senso di queste settimane è un altro: capire come chi lavora nella clinica vive l’incontro con uno strumento del genere.
Molti messaggi che riceviamo assomigliano a questi:
"…in questo periodo sono molto presa, potete mandarmi una e-mail?"
"...mi interessa, ma ho diverse scadenze: se riusciamo, molto bene."
Non sono rifiuti. Sono la fotografia della quotidianità clinica: tempi stretti, pazienti da seguire, imprevisti, richieste che si accavallano.
Queste risposte ci stanno insegnando qualcosa di semplice ma decisivo: se vogliamo proporre strumenti utili, dobbiamo pensare a percorsi di prova leggeri, che si incastrino nei ritagli di tempo e non chiedano energia extra. È forse la lezione più concreta raccolta finora.
Accanto ai messaggi rapidi, ci sono anche prove che si trasformano in scambi più profondi.
Come questa e-mail, che condividiamo - in forma anonima - perché rappresenta bene lo spirito che speravamo di incontrare:
"Credo davvero che stiate creando qualcosa di importante, con una visione etica che condivido pienamente… la chiacchierata è stata piacevole e sapere che le mie riflessioni possono essere state utili mi fa molto piacere."
Il valore non sta nell’entusiasmo in sé.
Sta nel fatto che la prova non è vissuta come un giudizio sullo strumento, ma come uno spazio di confronto tra professionisti.
La stessa collega scriveva:
«Sarà un piacere continuare a sperimentare Amanuense anche in futuro.»
Un messaggio che non leggiamo come “validazione”, ma come segnale di qualcosa di più solido: quando uno strumento nasce dentro la comunità clinica, chi lo prova non si sente destinatario, ma parte del processo.
Raccogliendo e ascoltando queste settimane di contatti, conversazioni e prove, il quadro che vediamo è semplice e realistico:
ogni professionista si muove con tempi e priorità proprie;
l’interesse non coincide sempre con la disponibilità immediata;
la tecnologia entra nella clinica solo quando rispetta i suoi linguaggi e i suoi ritmi;
la co-creazione funziona quando non si forza nulla.
Non stiamo raccogliendo “pareri sul prodotto”, ma storie: storie che ci stanno aiutando a capire dove collocare Amanuense nella realtà concreta degli studi e dei servizi.
Non sappiamo ancora quanti colleghi decideranno di utilizzare Amanuense quando sarà disponibile. Quello che sappiamo è che queste conversazioni stanno trasformando non solo lo strumento, ma anche il modo in cui immaginiamo il rapporto tra psicologia e tecnologia. Un rapporto che, se vuole essere rispettoso, non può nascere da un’offerta "calata dall'alto". Deve nascere da uno scambio. Da un ascolto reciproco. Da una collaborazione che consideri la tecnologia come un supporto, non come un’imposizione.
Nelle prossime settimane continueremo a raccogliere punti di vista e a portare avanti nuove prove. Non c’è alcuna fretta: chi desidera partecipare può farlo quando sentirà di avere tempo, curiosità o semplicemente voglia di esplorare.
Per restare aggiornata/o o per contribuire quando vorrai, trovi tutte le informazioni qui:
👉 www.theracompass.com/amanuense
Ogni contributo - anche breve - ci aiuta a costruire strumenti che non chiedano agli psicologi di adattarsi alla tecnologia, ma che si modellino passo dopo passo intorno alle esigenze della pratica clinica.
Ringraziamo di 💛 coloro che ci stanno supportando.